Tra il dire e il fare c'è di mezzo il "dare"

C'era una volta...

(vent'anni di progetti e impegno concreto in Ciad)

C’era una volta (vent’anni fa) un terreno alla periferia della capitale del Ciad (N’Djamena) che risultava inutilizzato per gli scopi che il proprietario si era prefisso (dare la possibilità ai figli di costruirsi una casa), così nel momento che sono andato a trovare questa famiglia, mi è stato proposto di utilizzare il terreno magari costruendoci un asilo. Detto-fatto! Tornato a casa, con i parrocchiani di allora (Ss. Pietro e Paolo) abbiamo dato inizio alla raccolta fondi e abbiamo dato vita alla realtà che ancor oggi funziona in modo egregio (nel frattempo è diventata anche una scuola primaria):  “La Colombe”. Nell’arco di questi vent’anni ne sono passati di bambine e bambini e alcuni, dei primi, sono già mamme e papà laureati e impegnati a dare al loro Paese un bel contributo per lo sviluppo e la crescita socio-economica. Oggi circa 400 bambine e bambini (tra scuola materna e scuola primaria) si avvalgono di questo servizio che gode stima e apprezzamento in tutta la città.

 

 

C’era una volta… (ma c’è ancora), negli ospedali della capitale il sevizio di Caritas che portava una volta alla settimana un aiuto ai degenti più bisognosi e lontani dai loro villaggi. La nostra attenzione è stata indirizzata dai responsabili di quel servizio soprattutto al reparto delle ragazze fistolose. Si trattava di dare un supporto alle ragazze dimesse che non avevano nessun mezzo di sostentamento e non potevano per ovvi motivi rientrare nel villaggio. Abbiamo avviato un progetto di educazione e istruzione che è poi diventato l’Associazione che abbiamo chiamato ARF-VF (Association pour la Réinsertion des Femmes Victimes del la Fistule). Insieme alla alfabetizzazione, si fornivano apprendimenti in alcuni settori di lavoro elementari (tintura di stoffe, ricamo, tessitura, taglio e cucito, …). La presenza delle ragazze era (ed è) volontaria e, quando qualcuna riteneva di essere sufficientemente autonoma nel lavoro, poteva congedarsi e veniva loro fornito un piccolo sussidio. In questi anni (il progetto è partito nel 2003) calcoliamo che siano passate dalla Boutique, che abbiamo chiamato “Le rêve” (il sogno) circa 400 ragazze. Attualmente le ragazze presenti sono 25 e sono concentrate soprattutto sul taglio e cucito con l’aiuto indispensabile di un sarto.

 

 

Ma c’era una volta…. anche un terreno incolto nella regione del Kanem Lac che faceva gola ad un gruppo di famiglie. Siamo andate a trovarle: erano soprattutto famiglie di ex militari che per servizio si erano trasferiti dal sud e non avevano terreni da coltivare per mandare avanti in modo adeguato la famiglia. Abbiamo acquistato 4 ettari di sterpaglie da dissodare e rendere coltivabili. E’ stata un bella impresa ma ce l’abbiamo fatta. Le famiglie, una trentina, si sono impegnate e con i proventi dei primi raccolti hanno provveduto a fare due “forages”, che poi noi abbiamo attrezzato di motopompe perché ai primi 4 ettari di terreno se ne sono aggiunti altri 4. Da Trieste abbiamo mandato un trattore, sul posto abbiamo costruito una piroga (lunga 15 metri) per il trasporto dei prodotti agricoli alla capitale. Oggi dagli iniziali 4 ettari si è arrivati a 14 e i “forages” sono ovviamente diventati di più (4). Il problema che si è posto negli ultimi anni è costituito dall’insicurezza. Siamo ai bordi del lago Ciad (siamo a Baga Sola) e in quella zona imperversa il gruppo detto Boko-Haram che rende tutto molto difficile e preoccupa non poco gli abitanti di quell’area. Nei miei viaggi, che di solito comprendevano anche una visita a quelle famiglie, oggi mi viene assolutamente proibito di recarmi in zona per tema di essere rapito.

 

 

C’era una volta…. il sud del paese, turisticamente esplorato ma privo ancora di una nostra presenza significativa. Ecco aprirsi l’occasione nel villaggio di Monkara nella regione del Mondul. Di ritorno da un giro nel parco di Zakouma, nel 2014, ci fermiamo in questo villaggio e scopriamo una scuola comunitaria per nulla attrezzata e le cui lezioni si svolgono in capanne dove i banchi sono dei semplici rami d’albero. La nostra visita era programmata e così incontriamo gli alunni, i genitori e le maestranze (insegnanti e capi villaggio). Non c’è bisogno di un gran discorso per capire quelle che sono le necessità e le urgenze. Tornando in Italia facciamo un po’ di conti e decidiamo di dar inizio ad alcuni lavori. Un “forage”, i servizi igienici e un edificio di tre aule in muratura. Ma le aule necessarie sono sei e servirebbe anche una casetta per il direttore, così che ci sia sempre una presenza nell’area scolastica. Partecipiamo ad un bando regionale e otteniamo un finanziamento che ci permette di concludere il progetto: “Costruzione di una scuola elementare ad indirizzo agricolo”. L’inaugurazione è stata una grande festa: autorità e gente dei villaggi a mangiare (anche a bere) e soprattutto a danzare!. I genitori, una volta avviata la scuola elementare, cominciano a chiedere di arricchire la formazione scolastica creando il CEG (Collège d’Enseignement Général). Però si dovrebbe costruire un altro edificio. Partecipiamo ancora all’annuale bando regionale e anche questa volta (2017) siamo in classifica! Si parte! Viene costruito un fabbricato con quattro aule e un ‘hangar’ (diventerà l’aula di apprendimento di tecniche sartoriali per le ragazze); ….manca solo il liceo per permettere a questi ragazzi/e di accedere all’università. Chissà…. siamo sempre fiduciosi!!!

 

 

don Giuseppe

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ultima modifica: 21 agosto 2023

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